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Estratto 02

(SERIE 1)

Per quanto per qualcuno possa sembrare assurdo, in Italia esiste una saga fumettistica di competizione, spesso sottovalutata o messa in ombra da altri titani del mondo dell'intrattenimento maggiormente inclini ad un commercio più rapido.

All'interno della serie principale è presente un episodio, in particolare, in cui viene descritta con chiarezza la teoria della "terza faccia della medaglia".

Concettualmente parlando si va ad esplicare, in generico, l'elemento apparentemente mancante che costituirebbe la verità assoluta. A metà fra il sì ed il no, fra l'uno e lo zero. La sola ed unica formula per la rappresentazione della realtà più concreta dei fatti, difficile da essere riconosciuta perché tutti influenzati dal sì oppure dal no.

 

Ci fu un giorno, in una tarda serata primaverile, in cui una giovane mente brillante spiegò, ad un'altra meno preparata, di come sia possibile trattare le fattezze di una forma geometrica teorica come l'ipercubo.

Provato solo in parte ed a livello puramente concettuale, l'ipercubo altro non è che un cubo a quattro dimensioni, riconoscibile solamente attraverso formule matematiche, in quanto frutto di fisiche non terrestri.

Il giovane amante della scienza e del progresso spiegò, quindi, come sia necessario per noi esseri muniti solo di tre dimensioni, "trasportare" studi come quello dell'ipercubo ad un livello più osservabile dal nostro occhio. Provando, dunque, a "convertirlo" all'interno di fattezze a noi più praticabili. In pratica, a tre dimensioni.

 

Quando si affrontano argomenti prettamente legati al destino, al fato o a qualsiasi altro termine utilizzato per definire qualcosa di troppo grande, il processo è lo stesso e rimane comunque invariato.

 

Pensare che il destino sia già scritto ed il futuro inviolabile, ne concepisce il ragionamento di un ignavo che, pur di continuare a celare la sua pigrizia, ignora i suoi limiti definendoli futili.

L'ignavo accetta tutto ciò che la vita gli dona nel corso del suo cammino, con l'ignorante consapevolezza di non poter fare nulla per rifiutarlo o cambiarlo.

Questa è una scelta che ha sempre rappresentato l'ago della bilancia fra chi vuole controllare e chi vuole essere controllato.

Se fosse possibile prevedere la probabilità di una vita ed un futuro fallimentare, nel caso venga deciso di cedere ai vizi piuttosto che alle responsabilità, perchè non dovrebbe essere lo stesso anche per il resto?

Viene così data la comodità e la giusta prospettiva per l'analisi del destino, convertendolo ad un livello più osservabile dall'occhio umano, ossia ciò che viene rinominato "sistema".

 

Per correttezza di una realtà di cui spesso si ignora volutamente l'esistenza, il sistema di cui l'uomo fa parte è mosso unicamente da scelte e da azioni; le stesse che lui quotidianamente compie.

Pensare che su questa Terra possa esistere qualcosa che a qualcuno non riguardi, è solo frutto di un'antica menzogna concepita per smarrire la concentrazione. Il poter parlare lingue diverse e la volontà in ognuno di credere in qualcosa, altro non sono che guizzi di fumo gettato negli occhi della società, in modo che quest'ultima non ricordi più la propria identità.

Un vecchio detto come la leggenda del Molise esprime che "l'uomo è figlio del suo tempo". In tutta la sua semplicità, questo va ad indicare come ogni individuo umano percepisca la realtà circostante attraverso filtri indotti dai costumi, dalle culture, dalle tradizioni e dal periodo sociale in cui sta vivendo.

E' solito, nella percezione quotidiana del popolano comune, non avere un'idea chiara di quale possa essere la causa di un declino all' interno di una società.

Indipendentemente da ciò che la storia sia in grado di documentare, ricordando comunque che la stessa viene spesso scritta dai vincitori e non dai vinti, vi è la possibilità oggi, agli inizi del ventunesimo secolo, che il nostro sistema possa manifestare delle anomalie.

Questi "errori", spesso celati sotto le mentite spoglie di disordini e confusioni sociali, hanno origini intime e personali più di quanto si possa immaginare.

Tutto quello che potrebbe essere riconosciuto come un lungo periodo di crisi, all'interno di un territorio ben definito, è scaturito da cause ben riconoscibili da un occhio attento e da una mente preparata. Quando all'interno di strade trafficate comincia a trasparire il disagio nei confronti degli uni piuttosto che di altri, è facile e quasi naturale attribuire la colpa ai volti più onorevoli e più innalzati dai media. In questo modo si dimentica quanto, in realtà, il problema possa provenire da un passato molto vicino a chi il problema lo subisce.

 

Andrà, quindi, esplicato ora di come i vari passaggi generazionali abbiano influenzato il sistema, in ogni sua sfaccettatura visibile e non.

Nel corso degli anni '90, la stima sulla quantità mondiale degli esseri umani presenti sulla Terra ammontava a circa sei miliardi. Ad Ottobre del 2017 ne vennero diagnosticati più di sette, un miliardo in più rispetto a circa vent'anni prima.

Parlando, quindi, attraverso una chiara realtà dei fatti, di come la parte urbana e civilizzata del mondo si sia maggiormente affollata, rispetto alle precedenti versioni, diviene più che naturale intuire di quanto ora possa risultare più difficile sfuggire alle influenze culturali citate poc'anzi.

Volontà che risultava più semplice,ovviamente, quando nel mondo, gli umani erano inferiori numericamente.

 

Il territorio italiano accusò i dispiaceri del periodo infelice partorito dalla Seconda Guerra Mondiale, come tutti gli stati all'epoca vittime di quell'ignoranza.

Gli anni 50' e 60' non solo furono quelli più sofferti, ma anche quelli necessari per una lunga riflessione su quanto davvero fosse accaduto.

Quei lunghi anni di rimpianti, forgiati da miseria e disprezzo per tutto ciò che potesse rappresentare le volontà dell'uomo, furono accompagnati da generazioni di persone obbligate a ricostruire ciò che qualcun'altro aveva distrutto.

Manovre politiche e conseguenti movimenti commerciali di quel tempo fecero poi il resto. Nei seguenti anni 60' e 70', tuttavia, il grande stivale poté godere di una nuova rinascita. La paura ed il terrore di una globale forma di violenza che sfiorò il cataclisma, si rivelarono fondamentali per il concepimento di uomini e donne forti.

Legioni di italiani, temprati dalla fatica e dall'assenza dello svago fin dalla giovane età, affiancarono il boom economico degli anni 80' in una sublime, impeccabile ricostruzione della nazione e del suo indispensabile sistema.

Vent'anni di pura goduria, sufficienti per lo studio ed il controllo di quel sistema, furono in grado di aumentare non solo il flusso economico del territorio, bensì anche quello turistico. Lo stesso che un giorno fece riconoscere quelle terre al mondo come il "bel paese".

 

Alla conclusione degli anni 90', quel sistema denunciò un solo ed unico padrone: Loro.

Persone cresciute nella repressione e nella corrente di pensiero che i doveri fossero l'unica alternativa allo sdegno. Leggi unicamente mosse dai loro padri, figli della guerra.

Menti inconsapevolmente fragili, ancora scioccate e frustrate dall'ottusità e dallo sconforto che dilagnò le loro gioventù. Dove a governare altro non era che una mentalità spaventata e chiusa, sempre incline a compiere scelte senza porsi domande, purché le usanze del popolo le ritenesse giuste. Legioni di umani che delle loro convinzioni ne fecero delle certezze. Tramutate poi in tradizioni ed, infine, in leggi non scritte.

Famiglie rimaste unite e figli partoriti solo perché il contrario sarebbe stato ritenuto uno sbaglio. Millioni di uomini e donne che scelsero di reprimere la propria sofferenza nel silenzio, affinché nessuno riscontrasse delle stranezze nelle usanze del quotidiano

 

In questo scenario, che narra di un sistema governato da una generazioni di falsi valori e alterati principi morali, utilizzati unicamente per nascondere quanto in realtà la sua esistenza sia stata triste e faticosa, vi è la possibilità di rilevare delle anomalie meglio identificabili con il termine di "collassi sociali".

 

Prima di insidiarsi ed approfondire il panorama di desolazione che andrà a presentare uno dei "collassi" appena citati, è più che corretto, nel nome dell'obiettività e della verità, specificare quanto questa tesi non miri in definitiva alla generazione post-guerra nella sua totalità, bensì solo alla sua parte dominante.

In quelle che sono le sfumature di un contesto sociale il sistema tende, nella sua natura, a contraddistinguere chi controlla da coloro che vogliono essere controllati. Per conseguenze partorite, nella totale innocenza, da puri fattori organizzativi, il tempo che plasma il processo sociale, influenzato a sua volta da altri fattori come quello economico, gerarchico e famigliare, tende a privilegiare un insieme di persone che possano rappresentare il nucleo di "coloro che controllano".

Il concetto della divisione delle classi, spesso adottato negli ultimi secoli, battezza questo nucleo con il termine "classe elitaria".

Nomina privilegiata solo a pochi prescelti, gli stessi che verranno muniti di una maggiore responsabilità per il controllo del sistema.

E' a loro che mira la tesi.

 

Nel cuore dello stivale, la quantità dei collassi sociali non è tutt'ora diagnosticabile.

Concentrandosi su quelli che presentano una maggior attività di perdità d'identità, il caso che verrà analizzato tratta di terre poco frequentate dai media e circoscritte dall'insieme di pochi comuni.

 

Dopo il chiaro declino del capoluogo provinciale, la realtà a cui si affaccia l'intero territorio non solo denuncia una gioventù sofferente, smarrita ed in continuo contrasto ideologico nutrito dalla rabbia, ma anche una "classe rappresentante" ferma e priva di qualsiasi intenzione di intervento ,se non quello di...

 

DOCUMENTO INCOMPLETO.

MATERIALE RINVENUTO, DI PROPRIETA' DELL'ORDINE DELLA LACRIMA.

VISIONE AUTORIZZATA SOLO DA AUTORIZZAZIONE DI MEMBRO UFFICIALE SUPERIORE.

 

- Guarda Michele. Questa è la prova di quanto il popolo abbia sempre avuto paura. Chiunque lo stesse scrivendo, questo articolo dimostra che non eravamo gli unici a vedere...

 

- Dove... Dove hai preso quest... No, niente. Non importa. Va bene così. D'accordo, vecchio mio. Lo inserisco nello Schema.

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