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Il contenuto che si andrà a visionare è parte della stesura custodita all'interno di OMNIA - La Ricerca Proibita VOLUME 1.

E' possibile acquistare la propria copia personale presso la sezione VETRINA all'interno di questo sito.

La stesura riportata nella parte qui sottostante tratta atti di violenza e crudeltà umana. Per tanto raccomandiamo la lettura ad un pubblico adulto e/o preparato.

Buona lettura.

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Qualcuno su questa piccola pietra che porta il nome di Terra, sostiene che la mente umana sia la cosa più potente e sconosciuta dell'intero universo. Una macchina perfetta rappresentata solo ed unicamente dalla sua imperfezione.

La sola ed unica a rendere reale ciò che lei crede che lo sia. Come la paura. E il dolore.

 

Il cervello più evoluto, quello dell'uomo, nasce con un eterna e ciclica maledizione.

Forse è questo lo scotto da pagare. Forse è questo che ci ha permesso di crescere.

Quello di Francesco, forse, cominciò davvero a farlo. Poté sentirlo pulsare, intanto che la voce della carne della sua carne risuonava all'interno delle sue vene.

Quando fu l'ultima volta che parlò con lei, nemmeno lo ricordava. E per quanto passò gli anni consapevole di quel ricordo celato nell'ombra, ciò che più vividamente riusciva a rimembrare fu la volontà di volerla proteggere per il resto della sua vita.

 

L'esatto momento in cui l'agonia lo pervase, per quanto non fosse stato attento che quella sarebbe potuta essere l'ultima volta che gli avrebbe parlato, quella dannata vena esplose.

Fiumi di sangue sgorgarono forti e brillanti come fuochi d'artificio, affogando l'intera materia organica in un teschio nero riempito di nero liquido.

 

L'assenza di suoni, e di odori, calarono sulle increspature di un'estesa pozza in un impercettibile chiasso e distorto puzzo.

Dove fosse realmente quel luogo nessuno sarebbe mai riuscito a descriverlo.

L'intera pavimentazione allagata dalla sostanza sembrava infinita, e un abisso buio e circostante formava un cielo nero infinito e privo di stelle.

 

Le increspature iniziarono a vibrare con più isteria, e dividendosi fra loro fecero emergere una forma più solida e distinta dal resto di quel'incubo.

Afferrato ad un violento respiro di affanno post-apnea, la testa di Francesco poté distinguersi come unica forma viva e umana presente in quel limbo.

Prima ancora che potesse sapere di essere bloccato in una sorta di macchinario, sentì qualcosa che gli avvinghiava il collo alla base della nuca.

Come se una bocca dentata e viscida gli si fosse attaccata dietro il capo.

 

-Aiuto. Aiuto!

 

Esausto e totalmente avvolto nella confusione, riconobbe finalmente lo strano oggetto che lo avrebbe intrattenuto ancora.

Divenne tutto terribilmente più surrueale di quanto non lo fosse già in precedenza. Nemmeno riuscì a chiedersi il perché fosse in oltre nudo.

Fetido. Lercio e grondante di quelle macchie che poc'anzi lo avevano attaccato.

 

Percepì tutti e quattro gli arti immobilizzati all'interno di canaline ferrose, ogni movimento che tentava di effettuare divenivano la causa di forti fitte interne alle ossa. Lo strano marchingegno che osservò per diversi istanti apparve come un confuso agglomerato di molle, ingranaggi e tubi.

Per quanto si sforzò di assumere anche il più lontanto controllo di quella circostanza, il suo corpo permaneva seduto fra le grinfie di quello strumento.

Man mano che ogni respiro colmo di affanno e disperazione cercava di dare un senso al rigonfio dei suoi polmoni, sentiva la nauseante pesantezza di quegli odori avvelenargli il cervello fino a fargli lentamente perdere le forze. Ed è proprio in quegli attimi che la macchina reagiva fra sinistri suoni di drenaggio, intanto che un'indescrivibile sensazione di rinvigorimento gli riaccendeva i sensi in un impeto di adrenalina.

Qualunque fosse la causa o il momento in cui Francesco decideva di arrendersi, qualcosa penetrava in lui con forza col solo scopo di sostenerlo.

 

Gemiti di ansia frantumarono con sdegno e dovuta arroganza la resistente armatura che i prerequisiti del suo lavoro gli fecero sempre da barriera.

Nudo, inerme e indifeso, spogliato di ogni difesa su cui avesse potuto mai fare affidamento, divenne spettatore e protagonista di quel limbo, mentre davanti a se l'orchestra stava appena iniziando il suo spettacolo.

 

ONORE A TE, FRANCESCO.

BENVENUTO.

 

La voce si rivolse a lui decisa, proveniente da tutte le parti di quel cosmo lugubre. Tuonò su di lui con un timbro mai udito in vita sua.

 

E SIA PER TE L'ATTIMO IN CUI L'ETERNO SAPERE POSSA INCOMBERE AL TUO VOLERE, COME LA PIU' ASSOLUTA DELLE VERITA'.

POSSANO LE TUE URLA QUINDI GIOIRE PER L'ORIGINE DI TUTTI I MALI, DINANZI ALLA CELATA ORMONIA DEL PERCORSO CHE STAI PER AFFRONTARE, E SULL'ESITO CHE GIUNGERA' A TE COME UNA GIUSTA CONDANNA O UNA MERITATA REDENZIONE. MA COMUNQUE LIBERO.

 

SU DI TE IL MODELLO DI MACCHINA PENETRANTE VEGLIA VIGILE SULLE TUE FUNZIONI, E LE TUE VOLONTA', AFFINCHE' IL TUO PERCORSO RESTI IMMUNE DA DISTURBI E ILLESO DA FATTORI UMANI INDESIDERATI.

TI SI DONA DUNQUE LA FACOLTA' DI SCEGLIERE: SOCCOMBERAI ALLA TUA RINASCITA COME FIGLIO DEL MALE PRIMORDIALE. OPPURE GUARDERAI IN ALTO, E RINASCERAI COME UN FIGLIO CONSAPEVOLE.

QUALUNQUE SIA IL FINE CHE SCEGLIERAI PER LA TUA ESISTENZA, LE TUE CARNI E LA TUA MENTE SARANNO FINALMENTE LIBERE.

LIBERE DALLA MENZOGNA ED OGNI SUA FORMA MENTE UMANA POSSA AVER GENERATO.

 

SE SARAI FORTE, E PRONTO, LA MACCHINA LO SAPRA'. E IL FETO DELLA RINASCITA DORMIENTE SOTTO DI TE VERRA' SOLLEVATO AFFINCHE' POSSA SPOGLIARTI DELLE TUE VESTI IMPURE E SENZA VERITA'.

LA VERGOGNA SU DI TE DIVERRA' VANA E ATTRAVERSO IL DOLORE DIVERRAI CONSCIO DI DIMENSIONI PIU' GRANDI.

 

ANNEGARE NELLA RESA NE DIVERREBBE SOLO UN'ALTERNATIVA VERSO LA LIBERTA' CHE, COME TUTTI, MERITI.

 

LA PAURA RIPRENDERA' LA SUA FORMA. E FINALMENTE IL MONDO VEDRA'.

 

L'asse di metallo su cui Francesco era costretto a poggiare il sedere si spalancò improvvisamente, accompagnata dal rumore di ingranaggi della macchina.

 

GIOISCI E SII BEATO PER IL DONO CHE TI E' CONCESSO ACCOGLIERE.

 

PUOI PROCEDERE.

 

Dopo pochi secondi che la voce ritornò al silenzio tombale, il marchingegno si accese cominciando a vibrare e scendendo verso il basso, come immergendosi all'interno della sostanza vischiosa da cui emerse poc'anzi.

-Cosa?! Io... Fermo! Fermatevi! AIUTO! QUALCUNO MI AIUTI!

 

Quella sedia infernale scendeva lentamente affinché il soggetto potesse godere di ogni secondo di quella agonia. Poté sentire il calore e la vischiosità del liquefame avvolgergli dapprima i piedi, poi le caviglie. Intanto che con sinuosità si arrampicava lungo i polpacci, col calore di qualcosa di vivo e soddisfatto che lo stava inghiottendo

I nervi nel suo corpo divennero inarrestabili. Provò a svenire, ma qualcosa continuava a rinvigorirlo.

 

-AIUTO!

 

Nella follia e nel distorto più surreale di una mente malata, infinitamente lontana da quella umana e al di fuori di qualsi forma di tolleranza comune, la mente del giovane venne annebbiata dai riverberi taglienti e penetranti di quella voce.

Provò a credere con tutto se stesso nell'esistenza di un senso compiuto, un chiaro messaggio nascosto dietro a quel gergo volgare che gli indicasse cosa dovesse fare.

E per quanto le finalità di quella macchina gli apparvero piuttosto chiare dinanzi al suo inconscio, sapeva che qualsiasi fosse il dolore che avrebbe dovuto affrontare per uscire da quel buco, in un modo o nell'altro gli avrebbe concesso di andare avanti.

Divenne tutto molto più semplice, e ridotto ai minimi termini, quanto l'importanza venne posta sul trono della sopravvivenza.

Il futuro, la carriera, le tasse... e anche la sorella, scomparvero per un attimo dal suo ciclo mentale perpetuo, figlio di una quotidianeità che meglio di qualsiasi altra stimolo rende l'uomo banale.

 

Il dolce calore del liquido si insinuò fra le varie aperture e fughe d'aria della macchina, fino a sfiorargli l'ombelico.

Alzò con isteria il capo, quindi guardò verso l'alto. Nubi di vuoto colmavano il suo soffito e boati lontani risuanavano su di lui come se una volontà celestiale cercasse di parlargli.

Nemmeno il rumore dello strumento che reagiva sembrò più importargli. Incurante di essersi effettivamente fermato, e che stesse riemergendo, non riuscì a distogliere l'attenzione su cosa quel cosmo stava cercando di mostrargli.

Quando finalmente la vide. Formata dai riflessi luminosi di un sogno. O forse un ricordo. Circondata da un clima ormai dimenticato, il giorno in cui la vide per l'ultima volta.

 

-Cosa?!

 

Ma la magia del momento in cui anche un incubo dimostrò di poter donare dei piaceri, il tocco di qualcosa di viscido comincò a sfiorare le natiche del giovane premendo verso di lui.

 

-No. No!

 

Qualsiasi cosa fosse, era grande. Molto grande. Ed era viva.

Bastò quello per far si che Francesco riabbassasse il capo, riattivando la marcia verso il basso.

Dunque capì. Capì quanto grande fosse il prezzo da pagare sulla sua carne, affinché l'entità diabolica gli concesse un'uscita.

Che potesse sopravvivere a quanto dovesse compiere non gli fu chiaro, e mentre continuava a porsi il quesito il liquido aveva già raggiunto lo sterno. Presto avrebbe sfiorato il collo.

 

-No! Non ce la faccio. Non ce la faccio! Ti prego! No, lasciami andare!

 

Scese ancora.

Quella cosa li sotto non la smetteva di dimenarsi.

 

-Oh Cristo! Aiuto!

 

Prese un respiro.

 

Per diversi attimi gli sembrò di sprofondare dentro un mare di marmellata. Un immenso agglomerato di sabbie mobili organiche molto denso.

L'attimo in cui scelse di aprire gli occhi fu quello in cui si accorse di sentir sempre meno pressione, man mano che scendeva negli abissi. Dinanzi ai suoi occhi rigonfi dal terrore, la paura aveva ancora qualcosa da mostrargli.

Man mano che sentiva i polmoni abbandonarlo ogni secondo che consumava negli abissi, un esteso panorama di anime galleggianti lo accolse in un seguente spettacolo dove le vittime erano altri.

Centinaia di persone che varcavano percorsi simili al suo sprofondavano nell'oblio a diverse velocità. Molti erano vittime di torture artificiali più o meno quanto a lui, altri vivevano orrori differenti dove la creatività e la fantasia superavano la ragione. Poté distinguerne qualcuno: una donna immobilizzata, costretta a deglutire i corpi inermi di una famiglia intera. Un uomo che cercava di sostituire i suoi arti con frattaglie. Un'altro che veniva digerito da qualcosa più vicino ad uno stomaco.

 

Ma al diavolo.

Al diavolo! Non sarebbe rimasto li.

No. Non poteva finire così. Non quanto sopportato in tanti anni. Non prima di aver rivisto quella ragazza ancora una volta.

No. Un pensierò venno rivolto a ciò che stette per accadere.

Strinse i denti, chiuse gli occhi, e tornò a guardare in alto.

 

Mentre ripercorreva il percorso a ritroso, poté sentire l'essere farsi strada attraverso l'ano con arroganza disumana. Le urla soffocate e disperate, contornate dal rumore delle ossa che si spezzavano al passaggio, divennero il coro che accompagnò il giovane nel suo viaggio mentre riemergeva.

Intanto che la volgare entità viva, concepita nel ribrezzo, lo sventrava, poté sentirlo divincolarsi all'interno di lui all'altezza dello stomaco.

Ancora un momento, e la grande entità organica lo trapassò completamente riducendo il suo corpo in brandelli.

Il grande feto rimase tremante, eretto in quella posizione, grondante di sangue e viscere. L'orrido bozzolo di un dolore che ancora non aveva forma.

Una serie di pressioni provenienti dall'interno ne strapparolo presto le setole. C'era un corpo all'interno.

 

Ancora pochi strazi, e il corpo nudo e debole di Francesco si fece strada e uscì fuori da quell'organo informe. Come appena concepito, e nato ancora una volta.

Confuso e privo di qualsiasi risorsa mentale potesse sostenerlo, si abbandonò al suolo di Necrolio, intanto che una sagoma gli si avvicinò a passo lento.

 

CONGRATULAZIONI FRANCESCO, ORA SEI LIBERO.

 

CONGEDATO DALLO STRAZIO, TI CONCEDO IL DONO DELLA CONOSCENZA.

 

PUOI ACCOGLIERE LA PAURA.

PUOI ACCOGLIERE IL DOLORE.

 

Quantità di liquido lo avvelserò.

Svenne e poté quindi riposare.

 

In città ogni sfumatura e decoro generato dalla minaccia dei Logori sembrò essersi amalgamata all'insieme, all'interno di un silenzio grigio e privo di vita. Quanto tempo fosse passato non fu chiaro.

Fu un pomeriggio intento a partorire delle giovani ore serali. Quando sull'asfalto, nei pressi della zona industriale del paese, all'interno di un parcheggio colmato da poche vetture, una pozza di liquido andò a formarsi dal nulla. Intanto che dal bollire di quelle increspature, Francesco si faceva strada fuoriuscendo dal nero come appena varcate le soglie di un'altra dimensione.

 

Le forze lo abbandonarono non appena poté straiarsi sulla strada. Nemmeno si accorse di essere nuovamente vestito, con indosso gli stessi abiti con quale venne prelevato dalla sua realtà.

Ciò che per lui seguì furono solo guizzi di memoria. Probabili frammenti di ricordi generati dai suoi sensi ancora attivi e non del tutto neutralizzato dalla stanchezza.

 

Il suo corpo che viene trascinato.

 

La voce di una donna.

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