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Estratto 01

(SERIE 1)

"Ti conosco fin troppo bene, amore mio. Abbastanza da poter dedurre il coraggio e la forza che adotterai per leggere queste righe.

Un giorno uno dei miei pazienti mi disse che il vero dolore non sta mai in chi se ne va, ma in chi resta. Ben comprendo il calvario che stai vivendo, più di quanto davvero tu possa immaginare.

In nome di tutto quello che abbiamo passato insieme e di ciò che ho rappresentato nella tua vita, ti chiedo di prestare attenzione alle mie parole.

Un'ultima volta.

 

In questa vita ben poche sono le persone che, come te, hanno saputo trasmettermi l'amore e la passione per il proprio lavoro.

Sei una persona meravigliosa. L'uomo più grande che io abbia mai potuto conoscere e con la quale mai avrei pensato di condividere il resto dei miei giorni.

Per quanto il destino abbia scelto di dividere i nostri percorsi, sono ben consapevole del viaggio che presto intraprenderò.

Il luogo che visiterò, semmai realmente esisterà, non mi spaventa. Sarò ben lieta di conoscerlo e lo farò con lo stesso entusiasmo con il quale ho assistito le persone che hanno dato uno scopo non solo alla mia carriera, ma anche alla mia vita.

 

E questo lo devo unicamente a te.

 

Ricordi cosa mi dissi l'estate scorsa, quando mi portasti a cena subito dopo il tuo rientro dalla Groenlandia? Quella sera mi chiedesti di vestirmi bene, o meglio, "con qualcosa di speciale, . Tu, invece, scelsi di indossare il completo bianco con il papillon.

Nonostante fossi stanco e desideroso di goderti il meritato riposo dopo l'estenuante spedizione, compresi, fin da subito, l'impegno speso per organizzare quella serata,

Bastò quello per indicarmi quanto ti fossi mancata e quanto avresti spremuto te stesso fino all'ultimo respiro pur di dimostrarmelo.

Per tutta la sera sapevo che non avresti voluto essere in nessun altro luogo se non in camera, sdraiato sul letto. Te lo leggevo negli occhi. Eppure eri li, continuando a lottare pur di non perdere la concentrazione sulla mia persona e facendomi ridere con quelle battute sceme sulla società e la politica.

Ti ho amato ogni giorno e quella sera arrivai persino a venerarti. Avrei fatto l'amore con te per tutta la notte, su quel tavolo, qualora mi avessi dato anche solo il minimo segnale di consenso.

Durante il dolce, mi guardasti negli occhi e mi dissi: "Noi siamo come il vento, solo che ce lo siamo dimenticati. Viviano ogni giorno della nostra vita scordandoci di essere solo di passaggio e che presto ce ne andremo. Il segreto della vita è avere uno scopo, altrimenti è stato tutto inutile. Siamo passati e basta."

 

Sai...

Dentro di me ho sempre pensato che tu fossi destinato a qualcosa di più grande e che il tuo futuro fosse proiettato aldilà di quello che le persone normali vedono. Fu così che la mia idea su di te divenne talmente chiara, al punto che mi accorsi di aver sempre dato per scontato ogni volta che raggiungevi un obiettivo.

Iniziai a provare fatica nel rivedere in te un uomo comune. Qualsiasi cosa ti legasse alla percezione della vita terrestre, ti stava lentamente abbandonando per permetterti di volare in quei luoghi presenti solo nei libri di fantasia.

 

Per me sei stato un buon compagno, un amico, un amante, ma soprattutto un esempio.

Sei stato in grado di regalarmi più di quanto avessi mai potuto meritare e più di quanto i tuoi impegni potessero permetterti.

E' per questo. E' solo per questo che me ne vado via serena.

Non ho nè rimpianti nè rimorsi. Sei riuscito a cancellare in me qualsiasi insicurezza potesse maturare delle faccende in sospeso.

 

Grazie.

Grazie per aver rappresentato l'unico ed autentico punto fermo a cui potermi riferire. Per aver suscitato in me la curiosità e l'interesse per il suono sublime del silenzio. Per avermi insegnato ad essere forte, ad eludere i vicoli ciechi imposti dalla nostra mente e ad assaporare la vita come un enigma che nessuno riuscirà mai a risolvere, consapevole comunque che non avrei mai fatto la differenza. Per avermi fatto comprendere la bellezza del viaggio, piuttosto che della sua destinazione.

Grazie.

 

In ciò che ora dirò, cercherò di far trasparire al meglio il reale messaggio che spero tu possa accogliere come mio assoluto ed ultimo desiderio. Augurandomi nell'animo di poter lasciare queste terre, consapevole che tu possa riflettere a sufficienza sul perché ho scelto di farlo.

 

Tu non hai mai creduto in Dio. Nè in lui nè in nessun'altra figura misericordiosa possa mai aver vegliato sopra le nostre teste. Non hai mai creduto nel destino e parole come fortuna, sfortuna, o karma, le hai sempre descritte come "termini utilizzati dall'uomo per definire qualcosa che non riesce a prevedere".

Hai sempre cercato di dare una formula a tutto ciò che c'è d'inspiegabile e, per qualcuno, addirittura proibito.

Come i miei pazienti non ti sei mai soffermato su quanto fosse davvero fragile, profonda ed incredibilmente complessa la mente umana.

Pur vantando riconoscimenti per operati svolti direttamente sul campo, hai sempre valutato le scelte e le sfaccettature del comportamento umano come fenomi consequenziali di effetti generati dalla massa.

"Siamo tutti figli del nostro tempo" dicevi spesso.

Se davvero è così dimmi, amore mio... Perché tu ci sei riuscito? Qual è il segreto che ti ha portato verso atmosfere concettuali tanto elevate da concederti persino l'indennità politica?

 

Non sei forse tu stesso la prova vivente di quanto possa essere effettivamente possibile distinguersi dalla massa?

 

Nell'arco della mia carriera ho avuto il piacere di esplorare i meandri più celati e custoditi di incalcolabili menti umane. Menti distrutte, forgiate dalle tirannie di discordie tanto subdole da sembrare persino fenomeni naturali.

Sai cosa ho travato all'interno di quei meandri nei quali le persone con cui parlavo sceglievano di nascondersi?

Lacrime.

Fu allora che compresi il vero motivo per la quale quelle anime dannate sceglievano di rifugiarsi all'interno di quelle celle fittizie. E fu sempre allora che accettai l'idea di poterti fare dono di un pezzo necessario per il completamento del tuo modo di percepire il presente.

 

La paura.

 

Forse avevi ragione. Forse è vero che tutti dipendono da fattori comuni, ma sbagliavi nel cosiderare questi ultimi come figli di una generazione beffarda: il male è più antico.

Egli è presente dentro di noi dal primo giorno in cui l'essere vivente potesse considerarsi reale.

Prima di considerare la società soggetta ai contorti fili di un sistema che ha come fondamenta la politica e l'economia, ti sei mai soffermato davvero sul perché esistono le guerre? Perché l'uomo necessita di conquistare? Perché lotta? Perché tradisce?

Quegli uomini e quelle donne crearono un labirinto nelle loro menti abbastanza grande da poterli proteggere.

Ci misi davvero tanto a trovarli e quando ce la feci, li trovai rannicchiati al suolo che tremavano e piangevano.

Non dimenticherò mai le ultime parole di una loro: "Non voglio tornare la fuori".

 

Intervallandomi fra le gioie e la fierezza che riuscivi a regalarmi, ho dedicato ogni secondo rimastomi alla ricerca di cosa fosse il vero segreto della paura.

Non ho mai smesso di lavorare ed ogni volta che rientravo nel mio ufficio, mi sembrava di varcare le porte affacciate su un corridoio che mai avrei finito di attraversare.

Cominciai a non dormire più alla notte. Le volte che lo sfinimento mi brancava e mi costringeva a chiudere gli occhi contro la mia volontà, vedevo ancora quella mura che sembravano essere infinite.

Più cercavo di scorgerne la fine, più sembravano proseguire dritto.

 

Capitava di tanto in tanto d'intravedere una figura, alla fine di quel percorso. Consapevole del fatto che non lo avrei mai raggiunto, egli restava in piedi immobile e fissandomi, notai un inquietante particolare: sorrideva.

Provai a tornare indietro.

Ci provai davvero ma non appena voltata, mi resi conto di non riuscire più a vedere le porte da cui feci ingresso.

 

Mi accorsi di quanto quegli studi mi stessero uccidendo, nel momento in cui iniziai a non comprendere più gli appunti che io stessa avevo scritto. Ogni tentativo di liberarmi da quella ricerca si rivelava la conferma di quanto, in fondo, avessi scoperto.

 

Ero ben conscia di quanto avessi scelto di scavare a fondo. Eppure come ora, ero ben pronta ad accettarne le coseguenze.

I miei dolori solo unicamente rivolti a te. A quello che hai dovuto sopportare, a quanto hai dovuto patire a causa del il mio annullamento.

Non lo meritavi. Non meritavi di dover sopportare le ferite che ho scelto io stessa di procurarmi per un bene superiore.

Se potessi tornare indietro, cambierei solo questo. Non permetterei in alcun modo di vederti soffrire per colpa mia. Non lascerei che la mia causa infettasse la serenità di uomo meraviglioso come te.

Non lo farei.

 

Restandoti affianco per molto tempo ed approfondendo gli studi che hanno scelto di maledirmi, ho compreso la sola ed assoluta regola che credo possa esistere per quelli della nostra razza.

Non siamo pronti e non lo siamo mai stati. Non siamo ancora in grado di poter accogliere certe verità.

Forse lo saremo un giorno, ma non ora...

 

Prima di andarmene, il mio solo terrore è che tu possa voler seguire un percorso simile a quello che ho scelto di intraprendere io.

 

Quello che desidero, amore mio, è che tu sia felice.

Hai dato a questo mondo più di quanto in fondo possa davvero meritarsi da te. Non sei in debito con nessuno, nè con loro nè con me.

 

Quindi ti prego... Non varcare mai quella porta. Non permettere che la passione possa trasformarsi in ossessione. Non permettere che l'amore ed il bene per la scoperta possa trascinarti in un corrodoio buio fatto di pareti nere, dove la gente urla e piange.

Non è questo che voglio.

Se l'uomo che conosco e che ho conosciuto mi ama veramente, non lo permetterà.

Nè per la scienza nè per me.

 

Lascia che io possa riposare in pace. Come il vento, sono passata anch'io ed è giusto che io prosegua il mio viaggio, laddove potrò restarti per sempre accanto. In cui forse un giorno ci rincontreremo.

 

Desidero solo che tu riesca a portare con te solo il mio miglior ricordo.

Conserva il tempo che abbiamo passato insieme e gioisci per le bellezze della Terra, godendo di tutti quei meriti che fino all'ultimo hai saputo guadagnarti.

 

Io sarò sempre con te, ogni momento che lo vorrai.

 

Ti amo.

Ti amo più di me stessa."

 

L'uomo smise di leggere e abbassando la mano che sorreggeva la lettera, utilizzò l'altra per sistemarsi gli occhi, mentre disinvolto portava la sua postura in modo che potesse osservare aldilà della finestra.

Scelse volutamente di voltare le spalle al ragazzo, il suo codice morale gli impediva di farsi vedere debole dinanzi al suo discepolo in scienza.

 

- Da quanto hai questa lettera?

 

- Un po' di tempo prima della sua morte...

 

Il giovane apparve quasi come intimorito nell'interloquire dinanzi a qualsiasi cosa stesse nascendo all'interno del cuore del suo mentore.

 

-La signora mi diede precise istruzioni. Io... Io non me la sono sentita di rifiutare. E' stata molto chiara nel descrivermi il momento in cui avrei dovuto consegnargliela. Credo che il momento sia questo...

 

L'uomo rimase in silenzio. All'insaputa del ragazzo, costretto ad osservargli la nuca, non riuscì a trattenere quella lacrima che cominciò ad irrigargli il viso, pesante e tagliente come una lama. Avrebbe comunque fatto qualsiasi cosa pur di non permettere al ragazzo di comprendere quanto in quel momento fosse davvero vulnerabile.

 

Inclinò leggermente il capo e con voce decisa pronunciò:

 

-Abbiamo molto lavoro da fare. Manca poco alla presentazione e questa volta non possiamo permetterci di sbagliare niente. Ricordami: come abbiamo scelto di chiamare il progetto?

 

-Omnia, dottore. Abbiamo scelto di chiamarlo Omnia.

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